Nuovi racconti da "La trattoria" di Michele Scaperrotta


Romano

Tra i clienti della trattoria c’era un romano tutto muscoloso, faceva l’imbanchino e non solo.
La moglie, una bella giovane tutta riservata che faticava non poco a crescere i due bimbi.
Romano non aveva una bella compagnia e poi beveva molto.
Di sera spesso mi chiedeva se gli davo un passaggio al paese vicino.
A me era simpatico! Con lui mi sentivo protetto, in fondo non era un esempio di bravo ragazzo ma aveva dei principi, regole di vita che non ho più ritrovato.
Un amico era amico, poche storie.
Se venivi offeso da qualcuno, era come offendere lui, quindi era dalla tua parte in ogni caso.
Forse un po’ esagerato ma questo era il suo modo di esserti fedele, amico.
Come avevo detto lui era molto robusto, muscoloso. Ora in questo paesino di periferia c’era un locale ‘abusivo’ dove si incontravano sti muscolosi e li facevano gare a braccio di ferro, naturalmente scommettendo soldi.
Era tutto illegale e spesso finiva a botte, a macchine sfasciate ed altro.
Io, timoroso e fifone com’ero, appena arrivati, lo scaricavo e gli dicevo che sarei poi tornato a notte fonda a riprenderlo, non volevo rischiare che mi sfasciassero la macchina o la faccia, peggio ancora!
“Ma che cazzo dici? Tu sei mio ospite, pago io e sei sotto la mia protezione, metti la macchina un po’ lontano da qua e vieni con me, capito fifone di un intellettuale?”
Non potevo deluderlo e allora ok, parcheggiavo l’auto ben lontano da li e mi avviavo con lui in quel ginepraio di muscoli.
Dentro li la parola più ‘pulita’ era cazzo, poi a scendere, un linguaggio veramente poco raccomandabile o edificante: figlio di puttana, tua madre ha partorito mentre ciucciava il cazzo a mio padre, insomma una roba deprimente.
Eppure questi avevano qualcosa di positivo, di sincero, erano degli sfigati, emarginati, forse violenti, ma a modo loro erano ok! Sinceri, bambinoni.
Naturalmente io, grazie a Romano ero uno di loro, per loro.
Io mi sentivo un pesce fuor d’acqua ma recitavo bene.
Le scommesse erano da 100mila lire a botta e Romano non perdeva tempo, subito al tavolo a far  braccio di ferro.
Quella sera andò tutto ok, una buona vincita 300mila.
Naturalmente 100 erano per me e quindi grossa litigata verbale, si fa per dire, perché io non le volevo, mi ero divertito e basta, ma non era facile, alla fine dovetti accettare.
Andai altre volte col Romano li, senza particolari incidenti, ma poi, dopo qualche tempo, seppi che venne fatta una retata e pure lui finì in galera.
Vedevo lei, la moglie, sempre più magra, passare d’avanti alla trattoria e preso da istinto umano, una volta mi permisi di fermarla e la pregai di prendere 100mila lire.
Le feci credere che erano soldi che mi aveva prestato Romano.
Non so se ci credette, il dubbio lo doveva avere, ma con due figli e un marito in carcere le finezze vanno a farsi fottere, le prese e per un attimo i suoi occhi profondi neri emisero una parvenza di luminosità.
Per qualche giorno ci sarebbe stato qualcosa da mangiare.
Poi si sa e si finge di non sapere, lei doveva darsi a qualcuno a pagamento.
Dopo qualche mese, seppi che Romano con la famiglia se ne tornarono nel Lazio, di dove erano originari.


Nerone


Nella trattoria viveva un gatto nero, nerissimo, tanto
che lo chiamavamo Nerone.
Due fari verdi e trovarselo nella notte di fronte non doveva essere una bella esperienza, ti abbagliava, sembrava una pantera di certo!
In realtà era molto affettuoso e mansueto.
Capitava spesso che mia madre ai tempi soffrisse di atroci mal di testa e che se ne stesse sdraiata sopra il vecchio divano della cucina, lui si rannicchiava sul bracciolo e le stava vicino come a farle da compagnia, da badante, in attesa che lei si riprendesse.
Era una immagine veramente eccezionale, di umanità felina, direi.
Ma la cosa che lo rendeva ‘famoso’ tra i clienti della trattoria era la sua bravura nel giocare al calcetto.
Sì, a lui piaceva mettersi sulla sponda del calcetto, o meglio dove entravano le palline.
Con la zampa, quando una pallina arrivava tutta veloce per entrare nella ‘buca’ e far goal, lui con una velocità sorprendente la parava.
Era uno spettacolo vederlo, un vero professionista.
Impressionava tutti ed era la mascotte del calcetto.
Era poi quello che più mangiava li, gli avanzi erano tutti per lui, per Nerone, insomma il vero re, padrone della trattoria!

continua...........

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